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Non c'è dubbio che Ferdinando rappresenti il primo episodio di un nuovo corso tragicamente interrotto. Sull'unicità di questo testo, sul fatto che costituisca il momento più importante, e più alto, della produzione ruccelliana, c'è un'unanimità pressoché totale. Ferdinando è anche il testo più scopertamente classico di Ruccello, quello in cui emergono sorprendenti le citazioni eduardiane e in cui si ostenta, nel ricorso al trauma più grave subito nella storia del Meridione d'Italia, la metafora di una minaccia odierna. Sul disfacimento di una civiltà, prima indagato con la lente dell'antropologo e poi con l'asciutta disperazione dell'"allestitore", scende l'ombra cupa della morte di quella tradizione che rimane il punto di riferimento della prepotente nostalgia di un autore, tanto più lontano da essa quanto più vi appare intricato in un indissolubile abbraccio. Il presente volume passa in rassegna le numerose edizioni dello spettacolo, dal 1986 al 2006, evidenziando la funzione cruciale svolta da Isa Danieli e concentrandosi, in particolar modo, sulla versione audiovisiva diretta da Giuseppe Bertolucci e registrata nel luglio del 1998 presso il Teatro Petrella di Longiano.